Then it’s Light è tratto dal racconto “La Lunga Notte” di Mauro Ferrari, edito da Edizioni Joker
Sinossi: Il buio non rappresenta solo l’interno, una prigione non è soltanto un posto dove si consuma l’attesa interminabile per rivedere la luce, è un non-posto dove il tempo scorre irregolare, dove tutti attendono un qualcosa che mai avverrà, un luogo dove le distinzioni cessano improvvisamente.
Dichiarazione del regista , tratta dai dialoghi con l’intervistatore Fabio Parisi di “Non solo Gore”. : In “Then it’s Light” la scelta del b / n, estrema saturazione unita ad un look volutamente “crudo”, è concettuale, e ben rappresenta , a mio avviso, quella linea di confine che a prima vista sembra così chiara ed indistinguibile tra concetti dicotomici quali bianco e nero ( luce e buio etc), ma che ad una analisi più ravvicinata e approfondita portano alla luce una linea frastagliata e tante sfumature. Il cortometraggio ritrae un uomo imprigionato, in una cella di opprimente e massiccia mentre aspettando la fine (o inizio) del proprio destino. In un contesto di ambiguità e surrealtà, il protagonista appare rinchiuso all’interno delle inquadrature sovrastato dall’opprimente struttura, la quale rappresenta il suo guscio che protegge (e allo stesso tempo lo imprigiona) dall’esterno, dal mondo. Il senso di colpa, da cui il prigioniero si sente così sopraffatto e che incombe, assume connotazioni ataviche e totalmente privi di alcuna conseguenza. Una sorta di colpa primordiale, insita in ognuno di noi, che divora e “intrappola” in una prigione interiore e puramente mentale. La guardia carceraria, spersonalizzata da una maschera bianca che si riferisce direttamente a “THX 1138” di George Lucas, (come la prigione è figlia de “La Fortezza” di Michael Mann), ha la funzione di aprire le porte e “liberare”, rappresenta qualcosa (o qualcuno) che aiuta a uscire dal proprio guscio ed aprirsi all’esterno, rappresentato da un luce, in contrasto con l’oscurità di auto-prigionia, un esterno che sarà qualcosa di diverso per tutti, ma si tratta di una liberazione e un coraggioso passo avanti. Questo può essere anche inteso come una metafora per la creazione artistica come una genesi che si chiude nelle tenebre e finché uno stimolo riesce a far fuoriuscire il tutto, facendo sì che il mondo possa entrare e viceversa, e, infine, aprirsi alla luce.
Cast:
Produttore: Emanuele Zarbo
Regista: Alexander Delnevo
Sceneggiatore: Emanuele Lince,
Alexander Delnevo, Enrico Santonastaso
Alexander Delnevo, Enrico Santonastaso
Direttore della fotografia:
Sarah Fenu
Sarah Fenu
Montatori: Alexander Delnevo,
Davide Bonaldo
Davide Bonaldo
Suoni e Muscihe: Alessandro
Zunino
Zunino
Costumista: Angela Mocerino
Scenografo: Delnevo Sergio
Operatori: Sarah Fenu,
Gianmarco Taroppio
Gianmarco Taroppio
Make up: Michela Tarantino
Film Poster: Alessandro Olivero
Artwork: Giulio Rossi
Artwork: Giulio Rossi
Storyboarder: Daniela Bosich,
Stefano Ceravolo
Stefano Ceravolo
Segretaria di edizione: Giulia
Santonastaso
Santonastaso
Edizione inglese a cura di:
Federico Persano
Federico Persano
Additional credits: Marzia De
Luca, Stefano Malfettani, Stefano
Luca, Stefano Malfettani, Stefano
Borasi, Loris Franchini
Attori:
Allan Gray: Andrea Vasone La Guardia: Davide Romeo Director Alexsander Delnevo
Chi è Alexander Delnevo?
Alexander Delnevo è nato a Novi Ligure, il 26 maggio del 1982, Si è laureato presso il DAMS di Torino nella sezione ad indirizzo cinematografico, con una tesi sul cinema di Lars Von Trier.
Nel 2006 ha iniziato a lavorare su alcuni set tra cui quello de “La Bumba” diretto da Alessandro Dominici. A partire dal 2008 si è occupato della rubrica cinematografica del periodico “Il Novese”.
Nel 2011 ha complatato il suo primo cortometraggio “Then it’s light”, selelzionato al 65esimo Festival di Cannes nella sezione Short Film Corner, e vincitore del “Award of Merit” presso il festival americano Best Shorts Competition. Al momento è in lavorazione il secondo cortometraggio, intitolato “Transhumances”, che vede la partecipazione dell’attore Emanuele Arrigazzi.