César Brie, attore,
regista e drammaturgo, è nato a Buenos Aires, ma nel 1974 si è trasferito a
Milano con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è co-fondatore. Nel
corso della sua lunga carriera ha collaborato con il collettivo teatrale Tupac
Amaru, con i gruppi Farfa e Odin Teatret e dal 1991 in Bolivia con il Teatro de
los Andes. Nel 2010 è stato costretto a lasciare la Bolivia a causa delle
minacce di morte ricevute dopo aver diffuso il documentario ‘Tahuamanu’, nel
quale svela cosa è successo l’11 settembre 2008, quando i campesinos che
difendevano il diritto alla terra sono stati massacrati e uccisi da squadristi
legati all’opposizione fascista.
regista e drammaturgo, è nato a Buenos Aires, ma nel 1974 si è trasferito a
Milano con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è co-fondatore. Nel
corso della sua lunga carriera ha collaborato con il collettivo teatrale Tupac
Amaru, con i gruppi Farfa e Odin Teatret e dal 1991 in Bolivia con il Teatro de
los Andes. Nel 2010 è stato costretto a lasciare la Bolivia a causa delle
minacce di morte ricevute dopo aver diffuso il documentario ‘Tahuamanu’, nel
quale svela cosa è successo l’11 settembre 2008, quando i campesinos che
difendevano il diritto alla terra sono stati massacrati e uccisi da squadristi
legati all’opposizione fascista.
César Brie così
racconta il suo lavoro:
racconta il suo lavoro:
L’11 Settembre 2008 nel Pando, regione della giungla
boliviana, si è consumato un massacro di contadini. A fine giornata i morti
accertati erano 11, centinaia i feriti da armi da fuoco e decine le persone
scomparse (tra cui diverse donne e bambini) alle quali nessuno finora ha
restituito un nome, un volto, una storia. Per testimoniare quel tragico momento
della storia della Bolivia ho realizzato un documentario, la cui lavorazione è
durata un anno e mezzo, e sto preparando un libro che ricostruisce l’accaduto. Ho scoperto le responsabilità di
tutti, degli squadristi, dei medici, dei giudici, del governo “popolare”
che abbandonò i campesinos alla loro sorte, fece falsificare autopsie e ottenne
reddito politico col sangue di innocenti. In questo lavoro teatrale non cerco
di fare “controinformazione” ma mi occupo d’altro, di qualcosa che
forse è racchiuso nei versi di Pier Paolo Pasolini:
boliviana, si è consumato un massacro di contadini. A fine giornata i morti
accertati erano 11, centinaia i feriti da armi da fuoco e decine le persone
scomparse (tra cui diverse donne e bambini) alle quali nessuno finora ha
restituito un nome, un volto, una storia. Per testimoniare quel tragico momento
della storia della Bolivia ho realizzato un documentario, la cui lavorazione è
durata un anno e mezzo, e sto preparando un libro che ricostruisce l’accaduto. Ho scoperto le responsabilità di
tutti, degli squadristi, dei medici, dei giudici, del governo “popolare”
che abbandonò i campesinos alla loro sorte, fece falsificare autopsie e ottenne
reddito politico col sangue di innocenti. In questo lavoro teatrale non cerco
di fare “controinformazione” ma mi occupo d’altro, di qualcosa che
forse è racchiuso nei versi di Pier Paolo Pasolini:
[…]
eccoli con il mento sul petto,
con le spalle contro lo schienale,
con la bocca sopra un pezzetto
di pane unto, masticando male,
miseri e scuri come cani
su un boccone rubato: e gli sale
se ne guardi gli occhi, le mani,
sugli zigomi un pietoso rossore,
in cui nemica gli si scopre l’anima.
[…]
Tu ti perdi nel paradiso interiore,
e anche la tua pietà gli è nemica.
(Pier Paolo Pasolini,
La terra di lavoro, 1956, da “Le ceneri di Gramsci”)
eccoli con il mento sul petto,
con le spalle contro lo schienale,
con la bocca sopra un pezzetto
di pane unto, masticando male,
miseri e scuri come cani
su un boccone rubato: e gli sale
se ne guardi gli occhi, le mani,
sugli zigomi un pietoso rossore,
in cui nemica gli si scopre l’anima.
[…]
Tu ti perdi nel paradiso interiore,
e anche la tua pietà gli è nemica.
(Pier Paolo Pasolini,
La terra di lavoro, 1956, da “Le ceneri di Gramsci”)
La sua ultima regia è stata “Viva l’Italia, Le
morti di Fausto e Iaio”: